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la nutrizionista Paola Camoletto


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Reazioni avverse agli alimenti: che cosa sono le intolleranze alimentari?

 Con il termine di reazioni avverse agli alimenti si identificano tutte le reazioni che possono svilupparsi in seguito all'ingestione di un cibo (reazioni tossiche, allergie, intolleranze alimentari..). Ma quali sono le differenze? E' bene fare un po' di chiarezza perché sempre più si osservano casi di persone che, in seguito a test più o meno discutibili, si autodiagnosticano possibili intolleranze, rinunciando a mangiare alimenti anche molto importanti per la nostra dieta. Seguire una dieta variegata e povera di cibi industriali e assicurarsi di mantenere un buon equilibrio tra le diversi componenti della flora batterica risulta essere la migliore prevenzione.


Quanti di voi hanno sentito dire da un amico “ma perché non elimini il latte? sarai sicuramente intollerante!” oppure “Io ho fatto un test ed ho scoperto di non poter più mangiare il glutine, i formaggi e di non poter più bere birra….ed ora mi sento benissimo!”. Quante di queste indagini hanno senso, perché a volte è consigliabile sottoporsi ad un test? E quale?
Innanzi tutto per affrontare il vasto tema delle reazioni avverse agli alimenti bisogna chiarire che tra “essere allergici” ed “essere intolleranti”esistono nette differenze. L'allergia infatti è una reazione immediata dell'organismo verso un cibo normalmente inoffensivo. Ad esempio, l'orticaria che viene dopo aver mangiato le fragole o l'angioedema che viene dopo aver mangiato le arachidi. L'intolleranza è invece uno stato di malessere che si sviluppa nel tempo ed è causata da un alimento, si tratta infatti di una lenta intossicazione cibo-dose dipendente. I sintomi di malessere dovuti alle intolleranze possono essere talvolta anche sottovalutati perché ci si convive da anni. Il malessere colpisce tutti gli apparati del nostro corpo, da quello gastrointestinale, al sistema nervoso, l'apparato respiratorio, il muscolo scheletrico, l'epidermide…causando sintomi come ad esempio gonfiore addominale, gastriti, aerofagia, astenia e sonnolenza, pesantezza postprandiale, ritenzione idrica, prurito locale e generalizzato, cefalee… e tanto altro.

Bisogna specificare che esistono intolleranze ormai riconosciute da anni quali l'intolleranza al lattosio del latte, al glutine, e al fruttosio. Ve ne sono, inoltre, tante altre non ancora riconosciute da alcuni specialisti e per cui ancora al centro di discussione. Anche i medici più dubbiosi si stanno però pian piano convincendo dell'esistenza delle intolleranze diverse da quelle classiche, esistono infatti sempre più dati che ne parlano descrivendo uno stato di infiammazione latente e continua-cibo dipendente che colpisce gli apparati che in quel momento sono più deboli. La soluzione più rapida dei problemi è spesso l'assunzione di farmaci da banco che però non fanno altro che aggravare il problema perché aumentano l' infiammazione dell'intestino e la disbiosi (per cui si osservano cambiamenti nella quantità e tipologie di batteri che compongono la flora intestinale) che sta alla base dell'infiammazione.

Come diagnosticare un'intolleranza? Mentre è facile la diagnosi di intollernza al lattosio (tramite breath test al lattosio), al glutine (esami diagnostici per celiachia), e al fruttosio (breath test agli zuccheri), non è altrettanto evidente come capire qual'è l'alimento che mangiamo e che possa provocarci cefalea e mal di pancia.
Esistono diversi test in commercio dal Dria Test che misura la forza muscolare a seguito del contatto con la mucosa nasale di un alimento nocivo, il Vega test che misura la caduta di energia registrata all'interno del nostro corpo da uno strumento a contatto con gli alimenti, il test delle IgG alimentari e il citotest basato sulla deformazione delle cellule del sangue a contatto con gli alimenti. Nessuno di questi test è però validato da serie pubblicazioni scientifiche. Al momento l'unico test riconosciuto dalla FDA U.S. (Food and Drug Administration U.S) e che viene effettuato anche in qualche struttura sanitaria italiana pubblica e privata è il test ALCAT. Il test non è operatore dipendente come gli altri ed evidenzia l'attivazione immunitaria di una popolazione di cellule del sangue in relazione ai cibi. Sebbene questo test non possa considerarsi un test diagnostico è comunque un valido strumento di screening personalizzato per valutare i cibi che creano infiammazione e i risultati ottunuti in seguito a diete a rotazione ed esclusione degli alimenti incriminati sono ottimi.

E' importante affidarsi sempre ai professionisti seri, autodiagnosticarsi un'intolleranza può essere grave poiché si rischia di rinunciare ad alimenti anche molto importanti dal punto di vista nutrizionale. Rinunciare al glutine o ai latticini senza avere la certezza di essere intolleranti è senza basi scientifiche. In caso di malessere meglio invece sarebbe seguire diete molto varie, ricche di frutta, verdura e legumi. Fare un diario alimentare ci farà notare che mangiamo sempre gli stessi alimenti, invece è bene variare il più possibile, non abusare di latticini (meglio solo una volta la settimana) e per quel che riguarda il glutine non fermarsi alla pasta di semola, provare a variare con gli altri cereali e pseudocereali. Concedersi momenti di relax e fare attività fisica. Avere inoltre il giusto apporto di liquidi, vitamine e sali minerali, oltre a non abusare di farmaci e mantenere la flora batterica sempre in equilibrio, può certamente giovare alla nostra salute e prevenire l'insorgenza di intolleranze e malattie anche molto più gravi e invalidanti.
 

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